Editoriale
Per leggere e scaricare il secondo numero del giornalino, clicca qui:
Secondo Numero
Siamo in piena fase 2, quella in cui Papà Stato ci doveva dare il permesso di uscire e incontrarci e, effettivamente, la vita in questi giorni sembra riprendersi le strade. Una paura però rimane: che il suono della campanella annunci la fine della ricreazione e ci richiami di nuovo nelle case. Non è una paura immotivata: uno sguardo al contenuto dell’ultimo decreto ce lo conferma.
In ogni momento, dicono, si può ripiombare nel lockdown; rimangono, inoltre, le autocertificazioni e viene definito nel dettaglio quello che si può e non si può fare. Incontrare gli altri? “Chi” te lo dice sempre il governo che, per l’occasione, rispolvera il libro del suo catechismo di sempre: Produzione, Patria, Famiglia! Con un tratto di penna si definiscono anormali quelli per cui le amicizie contano più dei figli del cugino.
Con un occhio ben rivolto al futuro, si vietano gli assembramenti, quindi le assemblee e le situazioni di protesta, in qualsiasi forma. La bandiera dell’ “andrà tutto bene” comincia a strapparsi e da dietro emerge la solita realtà con le sue odiose ingiustizie, le disuguaglianze crescenti tra chi ha soldi e potere e chi non ha nulla.
E, ormai chiaramente, gli analisti economici parlano di “situazione Greca” per descrivere l’Italia dei prossimi anni.
Dal nostro punto di vista quindi sarebbe un errore imperdonabile, che pagheremmo nel futuro prossimo, non capire che una guerra sociale si sta giocando all’ombra della gestione della pandemia. Procediamo quindi con le nostre analisi di questo tempo e tentiamo di fare chiarezza: è proprio quando il paesaggio di fronte a noi è cosparso di nebbie che diventa fondamentale trovare in noi le certezze che ci possono guidare nel cammino. Due, innanzitutto: 1. tra oppressori ed oppressi c’è un conflitto che nessuna situazione eccezionale può abolire; 2. l’illusione, tra gli oppressi, di salvarsi da soli crea le premesse perché le condizioni di tutti e tutte peggiorino.
Questi principi sono per noi validi sempre e quindi ci perdonerete se vi chiediamo di ricordarli nel leggere le pagine che seguono. Anche in questo numero, come nel precedente, tenteremo di tenere una linea doppia . Da un lato riteniamo importante approfondire l’analisi del mondo che gli oppressori stanno costruendo mentre noi siamo (fiduciosi?) a casa o dove ci permettono. Vaccinazioni obbligatorie, app per il nostro tracciamento costante, 5G, sono tutte questioni che avranno un impatto enorme sulle nostra vita e sul pianeta.
Dall’altro, continuiamo a pensare pillole di utopia pratica, ossia dei modi autonomi, solidali e autorganizzati per affrontare tanto la salute quanto le conseguenze della crisi economica che ci stanno scaricando addosso.
In ordine sparso troverete anche poesie, incursioni del linguaggio dei sogni e degli sguardi bambini. Una cura, questa, per il grande trauma dell’infanzia che si sta consumando in queste settimane e che riguarda tutti: bambini e adulti. Il gioco, la poesia, la lotta: tutte attività che vogliono aria e spazio per poter vivere. E che ci mettono davanti alla necessità, quando saremo pronti, di violare pubblicamente le restrizioni. Da un lato, perché l’amore per la libertà non sopporta campanelle né catechismi, dall’altro perché è un meditato senso di responsabilità che ci porta a ribellarci contro un’organizzazione sociale che ci vuole schiavi.